La guerra tra Francesco I e Carlo V.
Nel 1524, Francesco I di Valois re di Francia prende una decisione che si rivelerà fatale: scendere in Italia, dove lo attende una battaglia destinata a cambiare il corso della storia. Francesco, all’epoca trentenne, governa uno degli stati più potenti e ricchi d’Europa, che si estende dalle Alpi ai Pirenei, dall’Oceano Atlantico al Mar Mediterraneo. Il suo regno inizia con una grande vittoria a Marignano, dove schiaccia gli Svizzeri e riconquista Milano e la Lombardia ma suo cammino non sarà tutto rose e fiori.
Quando nel 1519 muore l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, Francesco spera di esserne il successore ma la corona finisce nelle mani di Carlo, nipote di Massimiliano, già re di Spagna. Un colpo pesante per Francesco, preoccupato che Carlo V, ora imperatore del Sacro Romano Impero, possa conquistare la Lombardia e minacciare i suoi territori italiani.
Nel 1521 la guerra con l’Asburgo è ormai inevitabile. Milano cade subito nelle mani delle truppe imperiali e, nonostante i tentativi francesi per riconquistarla, la situazione sembra senza speranza. A quel punto che Francesco I, che non ha intenzione di cedere senza combattere, decide di scendere in Italia.
La discesa in Italia di Francesco I
Nell’autunno del 1524 Francesco marcia verso la Lombardia, accompagnato da uno dei più imponenti eserciti che la regione abbia mai visto: oltre 30.000 soldati a piedi, tra cui lanzichenecchi tedeschi, svizzeri, fanti italiani e francesi. Non mancano 2500 cavalieri pesanti e 5700 leggeri, con una sessantina di cannoni.
Quando l’esercito imperiale, numericamente inferiore, vede arrivare i francesi, si ritira velocemente oltre l’Adda, abbandonando Milano ma lasciando guarnigioni in diverse città, tra cui Pavia. È proprio sotto le mura di questa città che, il 28 ottobre 1524, Francesco I decide di accamparsi invece di inseguire il nemico in ritirata, deciso a battere le forze imperiali una volta per tutte.
Ma la città di Pavia, che ha già cambiato padroni più volte negli anni precedenti, si prepara a una nuova resistenza.
In foto: Francesco I, re di Francia (1494-1547). A partire dal 1519, con l’elezione al trono imperiale di Carlo d’Asburgo, Francesco I iniziò una serie di guerre per il controllo della penisola italiana che sarebbero durate fino alla metà del Cinquecento. (Atelier di Jean Clouet, Pavia, Musei Civici di Pavia)
In foto: L’imperatore Carlo V, nipote per parte paterna dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo e di Maria di Borgogna e per parte materna dei re cattolici Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Venne eletto imperatore del Sacro Romano Impero nel 1519, col nome di Carlo V, dando inizio alla lunga lotta con Francesco I per la supremazia in Italia e in Europa.
La città di Pavia
Pavia, nel 1524, è una città ricca di storia e dal passato travagliato, che ospita circa diecimila abitanti. Dopo essere stata per secoli la “gemma” del Ducato di Milano, è passata sotto il controllo della Francia, poi degli Sforza, e infine, nel 1521, ha aperto le sue porte senza combattere all’esercito spagnolo guidato da Prospero Colonna. La sua posizione strategica e la sua storia la rendono un obiettivo di fondamentale importanza.
La città, circondata da mura medievali, è dominata a nord dall’imponente castello visconteo, le cui stanze splendidamente affrescate ospitavano un tempo i tesori dei signori di Milano. A sud il ponte romano di pietra, ricostruito in epoca viscontea, collega Pavia al Borgo di Sant’Antonio sulla riva opposta del Ticino.
Alcuni chilometri a settentrione di Pavia si trova la Certosa e, tra questo meraviglioso monumento e la città, si estende un magnifico parco cintato da un muro di mattoni lungo tutto il suo perimetro: il Parco Visconteo. Giardino di piacere e riserva di caccia dei duchi di Milano. Al suo interno, a pochi chilometri dalla città, si trova il Castello di Mirabello, una casa di caccia edificata nella seconda metà del XIV secolo, che ospiterà Francesco I e il suo seguito durante l’assedio.
In foto: Bernardino Lanzani (attribuito), Veduta di Pavia con Sant’Antonio abate, affresco del XVI secolo, Pavia, San Teodoro
L’assedio di Pavia
Francesco I decide di mettere sotto assedio la città di Pavia, distribuendo le forze intorno alle mura e intimando la resa, ottenendo in risposta solo un silenzio carico di sfida. I tentativi di assaltare Pavia, condotti nei mesi di novembre e dicembre, falliscono miseramente. L’inverno, il freddo pungente e la neve trasformano l’assedio in una vera e propria stretta che mette a dura prova le forze francesi.
Pavia non cede facilmente. La città è difesa da circa seimila soldati scelti, tra cui un nutrito contingente di lanzichenecchi tedeschi comandati da Antonio de Leyva, un veterano di molte battaglie al servizio di Carlo V.
Mobilitando la popolazione locale, de Leyva riesce a mantenere e rafforzare le difese; con l’aiuto dei pavesi ripara le mura, scava trincee, raccoglie il denaro per pagare i mercenari ai suoi ordini. Le risorse alimentari, seppur a caro prezzo, sono ancora sufficienti a sopportare l’assedio. Le cronache raccontano che, nonostante le difficoltà, il nobile pavese Matteo Beccaria offre un banchetto fastoso ai comandanti della guarnigione, un segno di resistenza anche nei momenti più critici.
La controffensiva imperiale
Mentre Pavia resiste, al di là dell’Adda i comandanti imperiali non restano con le mani in mano. Nei primi giorni di febbraio del 1525, l’esercito imperiale inviato come sostegno si accampa a est di Pavia, pronto per l’offensiva. È guidato da Charles de Lannoy, viceré di Napoli, da Carlo III di Borbone e dal marchese di Pescara, Ferdinando d’Avalos. Nonostante il clima rigido e le difficoltà logistiche, i generali imperiali non si lasciano intimorire e si preparano a colpire.
L’idea è quella di logorare l’esercito francese, sperando che Francesco I, stanco di aspettare, decida finalmente di uscire allo scoperto per affrontarli in campo aperto. Il piano, tuttavia, non prevede che il re di Francia preferisca restare dietro le sue fortificazioni, contando sul fatto che il freddo, la fame e la disperazione pieghino le forze imperiali.
La tensione cresce e il destino di Pavia e di Francesco I sono ormai appeso a un filo: il 24 febbraio 1525 la battaglia che deciderà le sorti del conflitto esplode con tutta la sua forza.
In foto: Antonio de Leyva (1480-1536). Originario della Navarra spagnola, comandante della piazza di Pavia durante l’assedio del 1524-1525, ottenne grandi ricompense da Carlo V per l’abilità e il valore dimostrato in questa occasione.